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Addio Lele Pinto, generoso di talento.

16.12.2020

Raffaele Pinto ha rappresentato, per me ragazzino, l’iniziazione al mondo delle corse su strada. Ho ancora perfettamente stampata in mente una sua foto, a bordo dell’immancabile Fiat Abarth 124, al Rally del Portogallo 1972, che corredava l’articolo su Autosprint. Proprio lì nacque la mia passione e per questo piango " Lele", pur non avendolo mai conosciuto di persona. E’ stato stroncato da un male incurabile, al termine di una lotta portata avanti con lucidità e determinazione. Come in gara, quando corroborava il suo naturale talento cristallino con un impegno serio e costante, senza mollare mai. Era nato a Casnate con Bernate, nel comasco, nel 1945. La sua vita sportiva resterà indissolubilmente legata al Gruppo Fiat. L’anno migliore fu il 1972, quando conquistò il titolo europeo e la Mitropa Cup, con la 124 Abarth e la bellezza di sei trionfi: "Costa Brava", "Hessen", "Semperit", "Polonia", "Jugoslavia", " Mille Minuti". La chicca della carriera arrivo’ due anni dopo, al "Portogallo", quando trionfò navigato da Arnaldo Bernacchini, una coppia d’ assi d’epoca, direi di tante epoche. Dal 1975, salì sulla Lancia Stato’s. La bète a gagner gli diede ulteriori soddisfazioni: terzo al "Portogallo" e al " Sanremo" 1976 e secondo al Tour de Corse nel 1977. Mi piace ricordarlo anche nella sfortuna. Al "Monte-Carlo" del 1975, l’edizione di Munari, Mikkola, Alen e Bacchelli nelle prime quattro posizioni della classifica finale, a bordo della Strato’s, poteva vantare concrete ambizioni: ma la bète a gagner lo tradì già nelle prime battute, come avvenne anche per Jean-Claude Andruet. Fu premiato nel 1977 da Gianni Agnelli per i suoi risultati e, smessi i panni di pilota, continuò in Fiat come tester, ricognitore e collaudatore. Durante il Rally dell’ Elba del 1971 si innamorò di quei luoghi magici e ne fece il suo buen retiro, a Portoferraio. Addio Lele, che ti sia lieve la terra.

Enrico Formento Dojot